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CRI Roma: “Conclusa la procedura di licenziamento collettivo per 65 dipendenti. Chi opera nel sociale mai così penalizzato”.

“Chi opera nel sociale non è mai stato così penalizzato”.
È questo il commento della Croce Rossa di Roma nel dare notizia della conclusione della procedura di licenziamento collettivo.
“Sono passati alcuni mesi da quando Croce Rossa di Roma ha avviato la procedura di licenziamento collettivo a causa della chiusura dei Centri di Accoglienza per Migranti e il conseguente surplus di personale e di difficoltà economiche causate da mancati pagamenti nei tempi previsti da parte di alcune Pubbliche Amministrazioni nei confronti dell’Associazione”, spiega la CRI di Roma. “Abbiamo avviato come previsto dalle norme di legge in materia un confronto con i Sindacati che è andato ben oltre i termini previsti, al fine di tentare ogni possibile soluzione a tutela dei lavoratori e dell’Associazione. Tuttavia, la trattativa non ha portato ad alcun accordo, nonostante la proposta dell’Associazione conciliativa di estendere il periodo di “ripescaggio” a 24 mesi – contro i 6 previsti dalla normativa -, una parziale riduzione degli esuberi e la formazione professionalizzante gratuita a tutto il personale in esubero.

Pertanto, la conclusione della procedura è una via obbligata per l’Associazione e, di conseguenza, oltre ai ritardi nel pagamento degli stipendi si aggiunge anche la formale conclusione del rapporto lavorativo. La ristrutturazione del sistema di accoglienza ha portato per l’Associazione, in definitiva, al termine di decine di rapporti lavorativi a tempo determinato e a collaborazione e, ora, al licenziamento di 65 persone a tempo indeterminato. Un capitale umano fatto di persone con professionalità specifiche che perde tanto l’Associazione, quanto tutta la comunità”.

“Croce Rossa di Roma, come tante realtà del Volontariato, vive anche grazie all’apporto di professionalità varie e del lavoro di molti giovani e di figure specializzate. L’associazionismo, da quello storico che anche noi rappresentiamo, a quello più giovane è anch’esso una forma di “impresa” che spesso è chiamata in emergenza ad affrontare situazioni molto complesse anche per il bene della collettività e dei territori. Spesso si dà per scontato ciò che invece si rischia di impoverire e di danneggiare. Non compete a noi fare valutazioni sulle scelte di carattere politico, ma compete a noi, crediamo, richiamare l’attenzione di tutti, che si sia protagonisti del settore pubblico come di quello privato, o che si sia semplici cittadini, sulla necessità di non svilire un settore che è sempre di più essenziale nelle nostre comunità sociali presenti e future affinché la nostra società sia capace di dare gli strumenti adeguati al modo del Volontariato lasciandolo vivere nella pluralità delle identità e nel rispetto di regole e di forme di legalità, che siano a tutela di tutti. A tutti i nostri collaboratori va un doveroso ringraziamento con la consapevolezza che ci sono momenti nella vita in cui occorre essere più coraggiosi di sempre”.

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